Persone mai infettate da Sars-Cov-2 hanno già anticorpi contro il "nuovo" coronavirus. Science è una rivista scientifica pubblicata dall'American Association for the Advancement of Science, ed è considerata una delle più prestigiose riviste in campo scientifico, insieme a Nature.
Lo hanno scoperto i ricercatori del Francis Crick Institute e dell’University College di Londra che hanno identificato anticorpi in grado di riconoscere Sars-Cov-2 in persone, specialmente bambini e adolescenti, mai esposte al patogeno. Secondo gli studiosi sono stati sviluppati in seguito all’infezione da comuni coronavirus del raffreddore.
Alcuni anticorpi, prodotti dal sistema immunitario in seguito all’infezione da comuni coronavirus del raffreddore, sono in grado di riconoscere il nuovo coronavirus Sars-Cov-2. Lo hanno scoperto i ricercatori del Fracis Crick Institute e dell’University College di Londra analizzando oltre 300 campioni ematici raccolti prima della pandemia di Covid-19, tra il 2011 e il 2018, dunque prima che il patogeno comparso per la prima volta in Cina alla fine del 2019 si diffondesse a livello globale. Quasi tutti avevano anticorpi che reagivano con i comuni Coronavirus del raffreddore, visto che tutti sono stati esposti a questi virus almeno una volta nella vita.
Tuttavia, una piccola frazione di donatori adulti, circa 1 su 20, aveva anche anticorpi che reagivano in modo crociato con SARS-CoV-2 e questo non dipendeva dalla recente infezione da un comune Coronavirus del raffreddore.
Nello specifico, nei campioni prelevati da 50 donne in gravidanza nel maggio 2018, il 10% aveva anticorpi “cross-reattivi”. 21 dei 48 campioni di sangue prelevati da bambini di età compresa tra 1 e 16 anni tra il 2011 e il 2018 idem. In particolare, tali anticorpi cross-reattivi sono stati trovati molto più frequentemente nei campioni di sangue prelevati da bambini di età compresa tra 6 e 16 anni.
Nel loro studio, pubblicato sulla rivista Science tradotto in italiano, gli studiosi hanno osservato che questi anticorpi appartengono alla classe delle immunoglobuline IgG e sono diretti contro la subunità S2 della proteina Spike presente sulla superficie di Sars-Cov-2. “La proteina Spike del nuovo coronavirus – spiega George Kassiotis, autore senior dello studio a capo del gruppo di ricercatori del Laboratorio di Immunologie retrovirale del Crick Francis Institute – è costituita da due subunità. La subunità S1 consente al virus di legare le cellule ed è relativamente diversa tra i coronavirus. La subunità S2 permette invece al virus di penetrare all’interno della cellula ospite ed è molto più simile tra i comuni coronavirus e Sars-Cov-2. Ed è per questo che alcuni anticorpi agiscono contro entrambi”. In precedenza, aggiungono i ricercatori, si pensava che solo gli anticorpi anti-S1 potessero bloccare l’infezione da Sars-Cov-2 mentre adesso “ci sono buone prove che alcuni anticorpi anti-S2 possano essere altrettanto efficaci”.
Gli studiosi sono arrivati a questa conclusione mentre stavano sviluppando test antigenici altamente sensibili per Covid-19. Per valutare la performance di questi test, hanno confrontato la capacità diagnostica in campioni ematici provenienti da pazienti positivi al nuovo coronavirus rispetto a quelli raccolti da soggetti negativi e che non avevano mai contratto l’infezione: nonostante alcune persone non fossero mai state esposte a Sars-Cov-2, nel loro sangue erano presenti anticorpi in grado di riconoscere il patogeno. In particolare, i ricercatori hanno osservato che queste immunoglobuline erano presenti principalmente nei campioni ematici ottenuti da bambini e adolescenti, probabilmente sviluppati in risposta all’esposizione ad altri coronavirus che causano i comuni raffreddori e che hanno somiglianze strutturali con Sars-Cov-2.
“Questi anticorpi cross-reattivi sono stati trovati molto più frequentemente nei campioni di sangue prelevati da bambini e ragazzi di età compresa tra i 6 e i 16 anni, probabilmente perché sono esposti più regolarmente ad altri coronavirus” hanno rilevato gli studiosi, suggerendo che “questi livelli più elevati potrebbero aiutare a fornire una possibile spiegazione al perché hanno meno probabilità di sviluppare forme gravi di Covid-19”.
Gli stessi ricercatori ci tengono a sottolineare che naturalmente questo non significa che chi ha già preso un raffreddore possa ritenersi immune al Covid-19, è però una scoperta molto significativa che soprattutto racconta molto della somiglianza, almeno nella sua struttura, del SARS-CoV-2 con i comuni coronavirus.
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