Alla luce di recenti studi scientifici di cui sarà data evidenza in questo articolo, la risposta a questa domanda richiede quantomeno adeguati e mirati approfondimenti, senza i quali l’uso dell’alluminio come adiuvante nei vaccini non può essere dichiarato innocuo per la salute.
L’alluminio è stato introdotto come adiuvante nei vaccini nel 1926 ad opera di Alexander Glenny [1]. Da allora, il grado di sicurezza dei vaccini che lo contengono è tema di un persistente disaccordo in ambito scientifico [5]. L’importanza del tema è notevole, basti pensare, ad esempio, che nel 2016-2017, negli Stati Uniti, erano raccomandate dal CDC (ente che opera sotto il dipartimento della salute per il controllo e la prevenzione delle malattie) 17 iniezioni di vaccini con adiuvanti in alluminio per i bambini tra 0 e 18 mesi [6].
Gli studi compiuti da Flarend et al. nel 1997 [2], Keith et al. nel 2002 [3] e Mitkus et al. nel 2011 [4] sono stati quelli principalmente presi dagli enti di sorveglianza della medicina e dall’industria farmaceutica come base scientifica per sostenere l’innocuità e l’alto grado di sicurezza dei vaccini con adiuvanti basati sull’alluminio.
Negli ultimi anni, sono però sorti dubbi riguardo a tale innocuità da parte di enti di sorveglianza quali l’ANSM (Agenzia nazionale francese per la sicurezza dei medicinali e dei prodotti sanitari). Inoltre, l’effettuazione di nuovi studi, da una parte ha posto fortemente in discussione le conclusioni delle tre ricerche sopracitate di Flarend et al. [2], Keith et al. [3] e Mitkus et al. [4], dall’altra ha messo in evidenza che senza adeguati e mirati approfondimenti aggiornati allo stato delle attuali conoscenze scientifiche, questa innocuità ed il relativo grado di sicurezza non possono essere garantiti.
Il recente studio di Masson et al. (2017) “Analisi critica degli studi tossico-cinetici1 relativi agli adiuvanti basati sull’alluminio” [5], pone in evidenza i limiti riscontrati nel lavoro di Flarend et al. [2], e tra questi ciò che risulta più grave è che, pur a fronte dell’evidenza di una lenta eliminazione dell’alluminio nell’urina (6% per l’idrossido di alluminio e 2% per il fosfato di alluminio dopo 28 giorni) e con soli 2 conigli usati come cavie, lo studio concluse che “la dissoluzione, l’assorbimento la distribuzione ed eliminazione degli adiuvanti basati sull’alluminio era stata dimostrata”, dando un segnale rassicurante agli enti di sorveglianza e regolamentazione farmacologica non congruente con l’evidenza delle prove addotte. Gli studi prima di Keith et al. [3] e poi di Mitkus et al. [4] valutarono il potenziale rischio dell’alluminio da vaccino nell’età infantile, in riferimento ad un “livello di rischio minimo” (MRL) di assorbimento per assunzione orale estrapolato da studi sugli animali. Lo studio di Mitkus et al. [4] aggiornò quello di Keith et al. [3] dopo averne riscontrato dei limiti, tra i quali un livello troppo elevato del MRL e concluse che il quantitativo calcolato dell’accumulo di alluminio assorbito dai vaccini era sempre sotto il livello di rischio minimo, pur essendo il doppio di quello per via orale. Alla luce dello studio di Masson et al. [5], questa conclusione oggi risulta errata e, tra i diversi motivi, viene evidenziato, così come per lo studio di Keith et al. [3], ancora un valore troppo elevato dei valori di MRL presi a riferimento, come risulta da più recenti studi effettuati su animali. Questa sovrastima fa sì che le curve di assunzione dell’alluminio riportate nello studio di Mitkus et al. [4] siano al di sopra dei valori di MRL ad oggi accreditati come riferimento, venendo così a mancare la prova chiave per garantire la sicurezza dell’alluminio nei vaccini che questo studio addusse. Alla stessa conclusione giunge l’ancor più recente studio di Lyons-Weiler et al. (2018) “Riconsiderazione dei livelli non nocivi del dosaggio dell’alluminio nelle terapie pediatriche immunoterapeutiche” [6], evidenziando come le normative dell’FDA (United States Federal Drug Association) non richiedano test di sicurezza dei componenti dei vaccini, come invece si richiedono per ogni componente di un farmaco. Di conseguenza, il dosaggio dell’alluminio nei vaccini si è basato finora sulla sua efficacia nella risposta anticorpale, non sulla garanzia scientifica della sua innocuità. Da quest’ultimo punto di vista, icalcoli dello studio di Lyons-Weiler et al. [6] mostrano che i livelli di alluminio suggeriti dai limiti attualmente utilizzati nei moderni programmi di vaccinazione collocano i neonati a rischio di esposizioni tossiche di alluminio acute, ripetute e con conseguenze possibilmente croniche. Segnalando che deve essere rivalutata la vaccinazione nei neonati e negli infanti con basso peso alla nascita, arriva poi a stimare una dose pediatrica limite di alluminio nei vaccini legata al peso corporeo. Nello studio si riconosce che l’antigeneticità finale del vaccino così ottenuto non è nota, ma al contempo si riconosce che sono sconosciuti anche i pieni effetti sul cervello in via di sviluppo delle alte dosi di alluminio attualmente iniettate. A sostenere questa affermazione, viene indicato lo studio di Mold et al. (2017) “Alluminio nel tessuto celebrale nell’autismo” [7], che ha misurato alte concentrazioni di alluminio nei campioni di tessuto celebrale post-mortem di dieci donatori affetti da autismo, riportando valori elevati prima non rilevati. L’uso di un microscopio a fluorescenza ha riscontrato alluminio a livello extra-cellulare ed intra-cellulare, con quest’ultimo che coinvolgeva cellule neuronali e non, evidenziando uno scenario che funge da spunto per chiarire il motivo della presenza di tali livelli elevati ed il loro probabile ruolo nei casi di autismo.
In conclusione, i tre studi citati di Lyons-Weiler et al. [6], Mold et al. [7] e Masson et al [5] convergono in una risposta alla domanda posta in questo articolo che è ben sintetizz ata da questo brano dello studio di Masson et al. [5]:
“Sia la pochezza che la grande debolezza degli studi di riferimento suggeriscono fortemente che dovrebbero essere condotti nuovi studi sperimentali della tossico-cinetica degli adiuvanti a base di alluminio sul lungo termine, includendo sia l’esposizione dei neonati che quella degli adulti, per garantire la loro sicurezza e ripristinare la fiducia della popolazione nei vaccini contenenti alluminio.”
1 La tossico-cinetica studia la cinetica delle sostanze che entrano nell’organismo in termini di assorbimento, distribuzione, metabolismo ed eliminazione, dando indicazioni su come evitare eventuali fenomeni tossici. È usata principalmente per stabilire delle relazioni tra le esposizioni in esperimenti tossicologici in animali e le corrispondenti esposizioni negli esseri umani.
Tratto da: https://www.primapaginadiyvs.it/lalluminio-nei-vaccini-e-innocuo-per-la-salute/
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