ROMA - "L'Italia è a rischio desertificazione: la Pianura Padana potrebbe diventare come il Pakistan e la Sicilia un deserto africano da qui a cento anni, se non applichiamo subito gli impegni dell'Accordo di Parigi sul clima. Oggi sembra un treno fermo l'obiettivo dell'abbassamento di 2 gradi della temperatura globale, ma senza impegno di tutti alla mitigazione del global warming, il riscaldamento globale, ci troveremo sempre più spesso a dover far fronte a cambiamenti climatici inediti". E' il grido d'allarme lanciato da Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, intervenuto al forum sui Vigneti sostenibili per climi insostenibili, promosso dall'Alleanza delle Cooperative Agroalimentari.
"La temperatura globale - ha spiegato ancora Mercalli - è aumentata di circa un grado nell'ultimo secolo e di 1,5 gradi in Europa occidentale e nel Mediterraneo. L'aumento delle temperature entro la fine del secolo potrebbe arrivare fino a 5 gradi in più, in caso di fallimento delle misure di riduzione delle emissioni di gas serra previste dall'Accordo di Parigi. La buona notizia - ha concluso - è che possiamo ancora decidere se arrivare ad avere il deserto nella Pianura Padana e clima africano in Sicilia, oppure contenere le conseguenze del cambiamento climatico. E non sarà facile come assumere un vaccino, è come mettersi a dieta: serve un investimento di responsabilità, costanza e volontà".
Tratto da: http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/mondo_agricolo/2018/03/28/climamercalliitalia-a-rischio-desertificazione-in-1-secolo_e1a48d8f-b6e2-4084-9140-ffa1d62d1bb0.html
"La temperatura globale - ha spiegato ancora Mercalli - è aumentata di circa un grado nell'ultimo secolo e di 1,5 gradi in Europa occidentale e nel Mediterraneo. L'aumento delle temperature entro la fine del secolo potrebbe arrivare fino a 5 gradi in più, in caso di fallimento delle misure di riduzione delle emissioni di gas serra previste dall'Accordo di Parigi. La buona notizia - ha concluso - è che possiamo ancora decidere se arrivare ad avere il deserto nella Pianura Padana e clima africano in Sicilia, oppure contenere le conseguenze del cambiamento climatico. E non sarà facile come assumere un vaccino, è come mettersi a dieta: serve un investimento di responsabilità, costanza e volontà".
Tratto da: http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/mondo_agricolo/2018/03/28/climamercalliitalia-a-rischio-desertificazione-in-1-secolo_e1a48d8f-b6e2-4084-9140-ffa1d62d1bb0.html
nel clima
che
cambia
l’Italia
Comunicare i cambiamenti climatici non è facile. Sono argomenti complessi, basati su dati scientifici non sempre di immediata comprensione descritti il più delle volte con grafici e tabelle. Ma forse la fotografia può venire in aiuto quando coglie i sintomi già in atto di un clima in crisi. Così ha fatto Alessandro Gandolfi con il «Climatic grand tour», un viaggio fotografico durato un anno nei paesaggi italiani rimodellati - quasi sempre in peggio - dalle recenti tendenze climatiche: un fermo immagine sui problemi più gravi del nostro paese, caso per caso.
Desertificazione
I modelli di simulazione climatica prevedono estati mediterranee sempre più calde e secche: secondo l’Enea ciò esporrà al rischio di desertificazione circa un quinto del territorio italiano, soprattutto al Sud.
Tornado
Le caratteristiche nubi rotanti a imbuto con raffiche oltre 200 km/h esistono pure in Italia. Anche se sono certamente meno frequenti rispetto alle grandi pianure degli Stati Uniti, quasi ogni anno c’è notizia di almeno un episodio, soprattutto in Valpadana in estate, o sulle coste mediterranee in autunno. Disastrosi furono gli eventi del 24 luglio 1930 nel Trevigiano e del 16 giugno 1957 nell’Oltrepo Pavese, ma di recente anche quelli del 3 maggio 2013 tra Modena e Bologna e dell’8 luglio 2015 sulla riviera del Brenta, nel Veneziano.
Erosioni costiere e aumento del livello del mare
La fusione dei ghiacciai e la dilatazione termica dell’acqua più calda fa aumentare i livelli marini, anche nel Mediterraneo: secondo l’Istituto di Scienze Marine del Cnr, al mareografo di Trieste l’Adriatico è già cresciuto di 17 cm dal 1875, ed entro questo secolo gli oceani globali potrebbero salire di almeno un altro metro, se proseguirà l’attuale scenario ad alte emissioni serra. Alluvioni costiere come quella che il 6 febbraio 2015 ha invaso la Romagna diverranno allora sempre più frequenti. La sopravvivenza di Venezia è a rischio, e difficilmente sarà il Mose a salvarla! Inoltre le acque marine in crescita si infiltrano spingendo nell’entroterra un «cuneo salino» dannoso per coltivazioni e acquedotti.
Incendi
Gli incendi boschivi non sono una novità per l’Italia, in particolare al Sud, ma con le estati sempre più calde e secche la loro frequenza aumenta. Tra gli eventi più gravi degli ultimi anni quello sul Gargano il 24 luglio 2007, durante un’ondata di caldo con un record di 45 °C a Bari: bruciarono 500 ettari di pineta
Zanzare
Non solo i commerci internazionali, ma forse anche le temperature più alte facilitano la diffusione della zanzara tigre, vettore di febbri tropicali, come la chikungunya, di cui un’epidemia si sviluppò nell’estate 2007 nel Ravennate.
Ghiacciai
Tra le prime vittime del riscaldamento globale. Sulle Alpi la loro superficie si è dimezzata negli ultimi 150 anni a seguito di un aumento termico di circa 1,5 °C, e si stima che nel 2100 solo più le sommità del Monte Bianco e del Monte Rosa saranno incappucciate di ghiaccio. Una volta scomparsi i ghiacciai da molti massicci alpini, agricoltura e produzione idroelettrica dovranno adattarsi a minori deflussi d’acqua. Tentare di preservarli coprendoli con teli plastici - come sui ghiacciai Dosdé (Valtellina) e Presena (Trentino) - può aiutare temporaneamente solo piccoli comprensori di sci estivo, ma non risolve il problema e anzi comporta inutili costi economici, energetici e ambientali, con aumento della produzione di rifiuti! Meglio contrastare l’aumento di temperatura riducendo le emissioni di gas serra nell’aria.
Nubifragi, alluvioni, frane
Atmosfera e oceani più caldi accelerano il ciclo dell’acqua e rendono le piogge più intense, con maggiore rischio di alluvioni su un territorio peraltro più infrastrutturato. Dal 2010 a oggi in Italia si sono contati oltre 60 eventi alluvionali con un centinaio di vittime. Difficile dire se siamo già di fronte a una maggiore frequenza degli episodi, ardua da quantificare in un territorio in rapida trasformazione, ma di certo i cambiamenti climatici aggiungeranno ulteriore criticità in un Paese in cui, secondo l’Ispra, il 7 % della superficie è soggetta a frane e il 12% è a elevato pericolo di inondazioni.
Insomma, il Climatic Grand Tour di Gandolfi consegna al futuro la descrizione di una penisola italiana molto diversa da quella che aveva visitato Goethe alla fine del Settecento, e che, se non facciamo nulla per mitigare l’impatto ambientale, sarà irriconoscibile alla fine di questo secolo.
Tratto da: http://www.lastampa.it/2017/02/20/scienza/viaggio-nel-clima-che-cambia-litalia-hWNZWBGRUqjtCGOe9aHiXM/pagina.html
Tratto da: http://www.lastampa.it/2017/02/20/scienza/viaggio-nel-clima-che-cambia-litalia-hWNZWBGRUqjtCGOe9aHiXM/pagina.html
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