mercoledì 14 ottobre 2020

Coronavirus, BASTA LOCKDOWN! L’appello di medici, epidemiologi e scienziati di tutto il mondo...“Dichiarazione di Great Barrington” contro le attuali misure anti-Covid


Basta lockdwn, ecco perché. Parola di professori, medici, epidemiologi e scienziati della salute pubblica. A testimonianza che il lockdown non aveva nessun fondamento scientifico ma era solo una mossa politica ed economica attuata dai nostri governi per perseguire progetti imperialistici dettati da poteri oscuri. Anche l'OMS è stata costretta a fare marcia indietro Coronavirus 12 ott 2020: arriva la conferma dell'OMS i lockdown sono inutili come misura per contenere il virus

“In qualità di epidemiologi delle malattie infettive e di scienziati della salute pubblica, siamo molto preoccupati per gli effetti dannosi sulla salute fisica e mentale causati dalle politiche adottate dai governi in materia di Covid-19, e raccomandiamo un approccio che chiamiamo Protezione Mirata” (Focused Protection)”.

Inizia così la “Great Barrington Declaration”, una petizione che ha già oltre 12000 firme da tutto il mondo di epidemiologi di malattie infettive e scienziati della salute pubblica che critica i lockdown generalizzati e chiede in sostanza di proteggere i più fragili lasciando vivere i più giovani normalmente per acquisire l’immunità.


“Le attuali politiche di blocco – si legge nella dichiarazione che possono firmare anche normali cittadini – stanno producendo effetti devastanti sulla salute pubblica, a breve e lungo periodo. I risultati (solo per citarne alcuni) includono peggioramento degli esiti delle malattie cardiovascolari, meno screening per il cancro e deterioramento della salute mentale – con la conseguenza che questo porterà negli anni a venire a un aumento della mortalità, con la classe operaia e i membri più giovani della società che ne soffriranno il peso maggiore”.

La soluzione proposta è appunto la ‘protezione mirata’: “L’approccio più umano, che bilancia i rischi e i benefici nel raggiungimento dell’immunità di gregge, è quello di permettere a coloro che sono a minimo rischio di morte di vivere normalmente la loro vita per costruire l’immunità al virus attraverso l’infezione naturale, proteggendo al meglio coloro che sono a più alto rischio”. La dichiarazione ha suscitato già forti critiche nella comunità scientifica.

“Le persone vulnerabili provengono da tutti i settori della società – afferma ad esempio alla Bbc Stephen Griffin dell’università di Leeds – e meritano di essere trattati come gli altri. Inoltre anche le persone con infezioni moderate possono avere effetti a lungo termine, che durano anche mesi. Infine non è ancora neppure chiaro se l’infezione lascia o no un’immunità di lungo termine”.

«Non è negazionismo», dice il docente di Farmacologia all’Università di Urbino, Piero Sestili, al Corriere della Sera, «ma un’analisi dell’evoluzione della malattia. Ora abbiamo più conoscenze sul virus rispetto allo scoppio della pande-mia, i numeri attuali indicano che l’aumento dei contagi, scoperti grazie a un maggiore numero di test, non corrisponde a un incremento proporzionale di ricoveri, ingressi nelle terapie intensive e decessi. I motivi sono vari, ma ciò deve far capire a decisori politici e comitati tecnici che il rischio non è diminuito solo per i lockdown».

È una posizione simile al rischio calcolato che si è assunta la Svezia all’inizio dell’epidemia. «È stato un azzardo, in Svezia è an-data bene ma ora con condizioni cambiate non è da scartare l’idea di arrivare all’immunità di gregge prima della disponibilità di un vaccino, che non sarà a breve». Qual è allora la migliore strategia che in questa fase dovrebbe adottare l’Italia? «Va attuata una protezione mirata sulle fasce più a rischio», afferma Sestili al Corriere della Sera: «Invece ci siamo concentrati sull’iperprotezione della categoria meno a rischio: i più giovani. Si è dedicata tanta energia a proteggere gli studenti più che alla gestione precoce dei pazienti Covid con la modifica delle linee guida ferme ad aprile. Non possiamo puntare solo su vaccini e anticorpi se no, come ha detto anche il Papa, tagliamo fuori 80% del mondo che non se li può permettere. A chi deve prendere decisioni importanti consiglio di leggere con attenzione questo appello e non liquidarlo in fretta come banale e sciocco». 

La dichiarazione è guidata da alcuni grandi battitori nella comunità scientifica tra cui Martin Kulldorff, PhD , un epidemiologo presso l'Università di Harvard, Sunetra Gupta, PhD , un epidemiologo presso l'Università di Oxford, e Jay Bhattacharya, MD, PhD , un esperto di politica sanitaria pubblica sulle malattie infettive e che è professore alla Stanford University.

I cofirmatari rappresentano una serie di discipline scientifiche come la salute pubblica, la biostatistica, la finanza e la psichiatria. Includono Michael Levitt, PhD , (che ha ricevuto il Premio Nobel per la chimica nel 2013), Jonas Ludvigsson, MD , Angus Dalgleish, PhD , David Katz, PhD e Mike Hulme, PhD .

Tra gli italiani ad aver firmato il documento c’è Piero Sestili, ordinario di farmacologia all’Università di Urbino. Sestili è stato uno dei primi autori, con Roberta Ricciardi dell’Azienda ospedaliero universitaria di Pisa, ad aver sostenuto la validità del desametasone, il cortisonico che con l’eparina, l’ossigeno e l’antivirale Remdesivir si è dimostrato uno dei capisaldi della terapia nei casi di Sars-Cov-2.

Qui  l’intervista rilasciata dal nostro prof. Piero Sestili e pubblicata il 9 ottobre sul Corriere della Sera

Dall’1 al 4 ottobre 2020, l’American Institute for Economic Research ha ospitato uno straordinario incontro dei migliori epidemiologi, economisti e giornalisti, per discutere dell’emergenza globale creata dall’uso senza precedenti della coazione statale nella gestione della pandemia Covid-19. Il risultato è  la Dichiarazione di Great Barrington , che sollecita una strategia di “protezione mirata”. 




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