domenica 1 luglio 2018

Danno da vaccinazione. Ci occupiamo della sentenza che ha deciso la causa C621/15


a cura dell’avv. Massimiliano Madio
L’argomento “vaccini” è attualissimo. Se ne parlava prima del nuovo governo in carica, se ne parla ancora di più oggi, dopo che l’attuale Ministro dell’Interno ha espresso la sua personale avversione contro l’attuale sistema delle vaccinazioni, previsto dalla normativa voluta dalla ex ministro Lorenzin.

Ci occupiamo della sentenza che ha deciso la causa C621/15, emessa il 21 giugno, e che propone un’audace interpretazione del controverso aspetto della causalità vaccinale.
Da anni si duella, su campi di scontro virtuali e non, tra contrapposte formazioni sociali pro vax no vax, del presunto rapporto causale tra le disparate tipologie di somministrazioni vaccinali e l’insorgenza di talune patologie, validato da teorie più o meno scientifiche.
Come se ciò non fosse sufficiente, a ciò si aggiungano fantasiose teorie complottistiche, scatenate da esponenti del campo sanitario, e finanche politico, sul ruolo delle case farmaceutiche. Ma stavolta la Corte di Giustizia dell’UE accantona la scienza e, quasi a sedare le due voci antitetiche, dice la sua in tema di prove. Se manca il consenso scientifico, secondo i giudici comunitari, il difetto di un vaccino e il nesso di causalità tra il difetto medesimo e la patologia insorta, possono essere provati con un complesso di indizi gravi, precisi e concordanti.

Per la Corte, il giudice nazionale, in mancanza di prove certe e inconfutabili, può concludere che sussiste un difetto del vaccino e un nesso di causalità tra quest’ultimo e una patologia in conformità a un articolato di indizi, purché gravi, precisi e concordanti, semprechè tale complesso di indizi consenta allo stesso di ritenere, con un grado sufficientemente elevato di probabilità, che un simile risultato corrisponda alla realtà.

La sentenza argomenta che il regime probatorio dalla stessa illustrato, non è tale da comportare un’inversione dell’onere della prova gravante sul soggetto danneggiato, in quanto spetta a questi dimostrare i vari indizi la cui compresenza permetterà al giudice adito di convincersi della sussistenza del difetto del vaccino e del nesso di causalità tra lo stesso ed il danno subito.

Il fatto trova la sua genesi in Francia dove un uomo, a seguito di un ciclo di inoculazioni dirette a immunizzarlo dall’epatite B, eseguito tra fine 1998 e metà 1999, dopo qualche mese inizia a manifestare i primi sintomi della sclerosi multipla, patologia diagnosticata solo nel novembre 2000. Nel 2006 l’uomo adiva la giustizia contro Sanofi Pasteur, colosso farmaceutico con sede nella capitale francese, e produttore del vaccino imputato, al fine di ottenere il risarcimento del danno da vaccinazione.

L’uomo decedeva nel 2011. Il collegio europeo, per sentenziare la correlazione causale, fa riferimento alle pregresse condizioni di salute dell’uomo, risultate agli atti come eccellenti, all’assenza di precedenti familiari, nonché al collegamento temporale tra l’esecuzione dell’antidoto e la comparsa della patologia.

Quindi, indizi quali la prossimità temporale tra la somministrazione dell’antidoto e l’insorgenza di una malattia, l’assenza di antefatti medici personali e familiari, l’esistenza di un numero rilevante di casi repertoriati di insorgenza della sclerosi multipla a seguito di simili somministrazioni, sono stati reputati sufficienti a formare una prova.
Ed allora, per i giudici europei, non è quindi indispensabile la certezza scientifica per provare che una patologia sia stata provocata da un vaccino, bensì indizi “gravi”, come quelli sopra elencati, bastano a formare una “prova”.

La Corte tuttavia conclude limitando l’estensione della propria presa di posizione, ed affermando che un “simile mezzo di prova può solo riguardare presunzioni che: a) siano basate su prove sia rilevanti sia sufficientemente rigorose per sostenere quanto dedotto, b) siano relative, c) non limitino indebitamente la libera valutazione delle prove da parte del giudice nazionale […], d) non impediscano a i giudici nazionali di tenere in debita considerazione qualsiasi ricerca medica rilevante […]”.
Per qualsiasi chiarimento:
www.studiolegalemadio.it
studiolegalemadio@gmail.com

Uno dei vaccini contro l'epatite B può aumentare il rischio di sclerosi multiplaLo studio condotto da un team del Bicêtre Hospital riguarda uno dei vaccini contro l'epatite B, Engerix B, che è il più utilizzato in Francia.

Uno dei vaccini contro l'epatite B, Engerix B, sembra essere associato a bambini con un aumentato rischio di sviluppare la sclerosi multipla tre anni dopo. Questo rischio, che non è stato trovato per tutti i vaccini contro l'epatite B, sarebbe stato moltiplicato per 1,74 nel caso di Engerix B. Le autorità sanitarie hanno lanciato "competenze approfondite" , al fine di vedere se cambiare la raccomandazione di vaccinare i bambini per prevenire una malattia con più di 2.800 morti all'anno.

Lo studio, che Le Monde ha letto, è stato condotto dal team del professor Marc Tardieu (neuropaediatrics servizio, Ospedale Bicetre Kremlin Bicetre) e dovrebbe essere pubblicato a breve. Finora, i due studi sui bambini vaccinati contro l'epatite B non hanno identificato un aumento del rischio di effetti collaterali neurologici. Negli adulti, solo uno studio ha trovato un legame statistico tra questa vaccinazione e la successiva comparsa di sclerosi multipla (Le Monde, 16 settembre 2004).
BASSO COPERCHIO
Lo studio del team di Marc Tardieu riguarda il vaccino contro l'epatite B più utilizzato in Francia: 787.754 dosi di bambini e neonati di Engerix B sono stati rimborsati da Medicare nel 2007. Gli autori affermano che il loro studio non esclude un aumento del rischio con un altro vaccino, GenHevacB.
"La copertura contro la vaccinazione contro l'epatite B è bassa in Francia: il 29% dei bambini di età compresa tra 2 anni e il 32% degli adulti , dice il direttore generale della salute, il professor Didier Houssin.Ma il nostro paese ha 300.000 portatori cronici virus dell'epatite B e 3000 nuove epatiti B all'anno. "
Il direttore generale della Sanità afferma che a causa di questa situazione le autorità sanitarie hanno lavorato per diversi mesi per migliorare l'informazione, la prevenzione e l'assistenza ai cittadini colpiti dall'epatite B. Misureremo il Tuttavia, la sua analisi preliminare non mette in discussione le raccomandazioni della vaccinazione. Allo stato attuale, il ministero della salute mantiene così le raccomandazioni vaccinali " , specifica il direttore generale della salute.
La direzione generale della salute ha incontrato mercoledì 24 settembre gli epidemiologi per analizzare lo studio. Il Comitato tecnico sulle immunizzazioni, quindi l'Alto Consiglio per la salute pubblica, sarà consultato all'inizio di ottobre. Il Ministero della salute dovrà anche affrontare le reazioni dei genitori i cui figli sono stati vaccinati con Engerix B.
Dalla commercializzazione dei vaccini contro l'epatite B, 33 milioni di persone sono state vaccinate in Francia, tra cui 12 milioni di bambini sotto i 15 anni e 3,4 milioni di bambini. Quasi 1.300 casi di complicanze neurologiche sono stati riportati in individui vaccinati.

Tratto da: https://www.lemonde.fr/societe/article/2008/09/25/hepatite-b-un-vaccin-pourrait-augmenter-le-risque-de-sclerose-en-plaque_1099232_3224.html

Nessun commento:

Posta un commento

Prof. Jacob Giris - L'80% dei casi gravi di COVID è completamente vaccinato", afferma il direttore dell'ospedale Ichilov

  Il vaccino "non ha alcun significato per quanto riguarda le malattie gravi", afferma il prof. Jacob Giris. La notizia e apparsa ...