sabato 16 giugno 2018

Tanto va lo schiavo alle urne che si sente cittadino




Certo che a voler essere autodistruttivo mi è venuto da pensare "massì andassero tutti affanculo, voto Grillo e prendo i popcorn". Anzi, voto il M5S e poi me ne vado all'estero, mi godo la scena da lontano. Cazzo me ne frega, non sono italiano poi, neppure argentino, ormai non ho più una nazionalità, ho estirpato pure quel sentimento tipicamente argentino, che ti fa credere di appartenere al miglior paese del mondo.

Paradossalmente però, siccome il mio atteggiamento è il meno nazionale e patriotico possibile, le mie considerazioni al riguardo non potranno che essere il più disinteressate possibili. Quindi, lettore, io la penso così:

Votare non è un dovere
Bisognerebbe sfatare un mito. Il voto non è un dovere. Mi rendo conto che sì, sono morte delle persone per farci votare, discutibile ma lo so perché ho un nonno che è finito parecchio tempo su un campo di concentramento a lavorare con un tornio per anni e so cos'ha passato per tornare in Italia, finendo poi costretto ad andarsene in Argentina.

Il voto è un diritto, e come tale può essere rifiutato. Non è obbligatorio andare a votare, sopratutto se non sai chi votare. Quest'ultima situazione non è neppure ideale.

Il problema non è tanto che tu non sappia chi votare, il problema è che voti lo stesso.

Andare a votare senza sapere chi è come entrare in un centro commerciale senza aver bisogno di niente con dei soldi in tasca. Probabilmente finisci per comprare qualcosa di cui non avevi il bisogno. Spendi soldi e apporti il tuo granello di sabbia alla società del consumo.

Cittadino consumatore
Il paragone tra il votare/comprare che ho appena fatto è voluto. Bisognerebbe rendersi conto che la politica è ormai pervasa di tecniche di marketing elettorale mirate. Il cittadino viene visto come un consumatore. Il candidato diventa un prodotto da vendere. La merce di scambio è il voto.

Votando spendi il tuo "diritto" e apporti il tuo granello di sabbia per legittimare il sistema.


"Come tutti, gli toccarono tempi difficili in cui vivere"
- Borges, a proposito di un suo personaggio.

Le suddette tecniche di marketing elettorale sono negative o positive per il sistema democratico? Ai posteri l'ardua sentenza. Almeno questa è la risposta di chi se ne occupa. Ci sono pro e contro. Più contro, secondo me. Ma d'altronde non è che prima si stesse meglio.

Esistono realtà in cui tali tecniche vengono applicate per un obbiettivo benefico. Per chi fosse interessato c'è un bellissimo film chiamato "NO", con Gael Garcia Bernal (Trailer).

Non è certamente il caso dell'Italia. Dove l'assenza - o ripetitività di contenuti - è talmente evidente che la semplificazioni di idee ci riempie di slogan propagandistici-pubblicitari vuoti. Dove sappiamo già che probabilmente vincerà Bersani con una maggioranza esigua, che dovrà allearsi con Monti ed applicare il fiscal compact e le teorie monetarie del FMI, le stesse che Monti augurava al governo di applicare già nel '94 e che in gran parte provocarono il declino dell'Argentina.



A distanza di quasi 20 anni i pareri del ex premier tecnico non sono cambiati. Sappiamo che con molta probabilità ne uscirà un parlamento diviso e pienamente decentrato. Ingovernabile. Per giunta con nuovi parlamentari appartenenti al M5S. Sarà una kermesse di delirio, scie-chimiche e aperture a fascismi in nome di un concetto di "democrazia" da due soldi che spacciano Grillo & Casaleggio da anni. Francamente non c'è nessun partito che mi rappresenti.


Il problema è che la propaganda pro-voto è molto forte. Non appeno accenno la possibilità di astenersi viene fuori. Votate "perché è un dovere". Votate perché "molti sono morti per farci votare", votate perché è "l'unico modo che hai per far valere la tua opinione" (bugia parecchio discutibile).

Ora, io non starò qui a dirvi cosa fare, ma il fatto che queste elezioni siano le più vergognose e squallide che ci siano state da 10 anni a questa parte penso sia assodato e, sinceramente, non voglio legittimarle.

Anche perché legittimare questo sistema è ciò che mette d'accordo tutti i partiti, persino l'alternativo M5S (Movimento 5 Stelle). Talmente alternativo che se prenderà una valanga di voti sarà sempre grazie ai vecchi media che gli danno un ampio spazio. Tanto per sfatare il mito della rete in Italia.

In base alla propaganda pro-voto il M5S basa il suo successo. Personalmente vedo un Effetto Carrozzone, visto che il partito di Grillo gode dell'etichetta di "novità" e "alternativa", dato che i media italiani sono costretti a rincorrerlo e finiscono per trasmettere monologhi senza contraddittorio con piazze piene. È questa l'immagine che il M5S ha per la maggioranza di italiani che si informano solo in TV, lo sa Grillo, lo sa Casaleggio, ed è il motivo che mi fa ipotizzare che il M5S prenderà molto più del 15%.


Sull'argomento - oltre a ciò che ho già scritto - ci tornerò ancora con più calma. Perché se esiste un partito che sta creando ed applicando tecniche di marketing elettorali nuove e più subdole, quello è il M5S.

Quindi ho deciso: non voto.

Tratto da: http://anonimoconiglio.blogspot.it/2013/02/tanto-va-lo-schiavo-alle-urne-che-si.html


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