domenica 20 maggio 2018

Reggio Calabria, inchiesta Mala sanitas: “quel reparto sembrava la clinica nazista del dottor Mengele”

Reggio Calabria, operazione “Mala Sanitas”: macabro parallelismo degli inquirenti del reparto di ginecologia dell’Ospedale di Reggio Calabria con la clinica nazista del dottor Mengele




Un quadro probatorio che richiama alla mente la famigerata ‘clinica del dottor Mengele‘”. Non usa mezzi termini un investigatore per descrivere quanto avveniva nel reparto di Ostetricia e ginecologia degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Parole cui fa eco il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho che, incontrando i giornalisti, parla di “situazione indegna di un Paese civile“.

Josef Mengele era un medico nazista e ufficiale tedesco delle SS, laureato in antropologia all’Università di Monaco di Baviera e in medicina all’Università di Francoforte, è tristemente noto per i crudeli esperimenti medici e di eugenetica che svolse usando come cavie umane i deportati del campo di concentramento di Auschwitz, e soprattutto molti bambini. I suoi studi nel campo riguardarono essenzialmente due aspetti: il fondamento biologico dell’ambiente sociale, la trasmissione dei caratteri e i tipi razziali e infine persone con elementi di anormalità (difformità, sviluppi morfologici anomali). Tali studi vennero condotti quasi esclusivamente sui gemelli, che rappresentavano la sua principale ossessione.



Tornando a Reggio Calabria, Cafiero de Raho ha spiegato che “le gravissime vicende di questa inchiesta sono riassumibili col decesso di neonati, di malformazioni gravissime procurate per colpa e imperizia a puerpere e nascituri, di donne raggirate per abortire senza consenso“. Come nel caso di una partoriente, spiega il procuratore, alla quale “insieme al bambino i sanitari di turno estraggono anche il collo uterino, mutilandola orrendamente“. O il caso di una donna che “affetta da una forma di patologia della gravidanza, nonostante volesse tenere il bambino d’accordo col marito, per un malore viene ricoverata alla diciassettesima settimana di gravidanza nel reparto dove lavora anche il fratello, il quale, d’accordo con il primario facente funzioni Alessandro Tripodi, le somministra a sua insaputa un farmaco per stimolare le contrazioni uterine e indurre l’aborto“.

Ed ancora, il caso del “neonato prematuro che una dottoressa non riesce ad intubare, inserendo la sonda nel canale digerente anziché nelle vie respiratorie, provocando danni cerebrali indelebili al piccolo, adesso di cinque anni, raccontando alla madre che sarebbe stato fatto il miracolo riuscendo a salvare almeno lei“. “Ascoltando le conversazioni di Tripodi – ha detto il procuratore aggiunto Gaetano Paci – è emerso un quadro gravissimo: cartelle manipolate, volontà coartate, falsificazioni tese a dimostrare alle pazienti ed ai loro familiari che tutto era stato fatto secondo le regole e che solo il destino aveva voluto diversamente. Questa città è sottoposta ad ulteriore e profonda sofferenza persino dove la poca cura per la vita umana e sociale prevale fino a fare impallidire ogni valore e tutto diventa buio. E anche chi voleva denunciare veniva indotto con atteggiamenti che rasentano l’atteggiamento mafioso a rinunciare. Il diritto alla salute inserito nella Costituzione veniva umiliato e sottoposto a coercizione e in tanti si ritraevano per paura“.

Abbiamo trovato una situazione che definire indecente è davvero poco“, ha detto il comandante provinciale della Guardia di finanza col. Alessandro Barbera: “cartelle cliniche lasciate dentro locali semi abbandonati e senza descrizione di quanto avveniva nel reparto e nella sala operatoria, con il personale più impegnato allo scaricabile che a garantire la sicurezza e il diritto alla salute“. “Senza le intercettazioni telefoniche – ha sottolineato Cafiero de Raho – oggi di tutto questo non avremmo saputo nulla, non si sarebbe mai colta la gravità dei fatti. Qui non si è trattato solo di errori, ma di una sistematica opera di falsificazione per impedire l’attività di ricerca delle fonti di prova. E’ proprio una pagina nera della sanità del nostro Paese“.

Tratto da : http://www.strettoweb.com/2016/04/reggio-calabria-inchiesta-mala-sanitas-quel-reparto-sembrava-la-clinica-nazista-del-dottor-mengele



Per Approfondire: 

Reggio Calabria, “lacerazioni e aborti senza consenso”: 4 medici arrestati, 11 indagati

L’inchiesta ha riguardato i reparti di Ostetricia e Ginecologia, di Neonatologia e di Anestesia dell’azienda ospedaliera “Bianchi-Melacrino-Morelli”. 
Tra gli arrestati anche l’ex primario Pasquale Vadalà e il suo facente funzioni Alessandro Tripodi, mentre altri medici sono indagati e ancora in servizio. Stando all’inchiesta, condotta dagli uomini del colonnello Alessandro Barbera e dei comandanti del Nucleo Luca Cioffi e Domenico Napolitano, agli ospedali Riuniti c’era “un sistema di copertura illecito, condiviso dall’intero apparato sanitario, che è stato attuato in occasione di errori medici”. Un sistema entrato in azione quando “le cose non sono andate come dovevano andare”.
Nel dettaglio, gli episodi di malasanità accertati dalle Fiamme gialle hanno riguardato il decesso (in due distinti casi) di due neonati, le irreversibili lesioni di un altro bambinodichiarato invalido al 100%, i traumi e le crisi epilettiche e miocloniche di una partoriente. Nell’inchiesta è finito anche il procurato aborto di una donna non consenziente nonché – scrivono gli investigatori – le lacerazioni strutturali ed endemiche di parti intime e connotative di altre pazienti”.


Ps: Il Pasquale Vadalà di questa notizia è lo stesso di queste altre?   

VENDONO UN BIMBO IN CALABRIA TRE ARRESTI E 10 DENUNCE

   

Il dottore vieta il parto cesareo e il bambino nasce morto

 http://www.ilgiornale.it/news/dottore-vieta-parto-cesareo-e-bambino-nasce-morto.html

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