giovedì 27 gennaio 2022

L'atleta Sarah Atcho, deve fermarsi “pericardite dopo la terza dose di vaccino”



Sarah Atcho, sprinter di 26 anni e grande rivelazione degli Europei under 23 di Bydgoszcz 2017, è stata costretta a mettere in pausa la propria carriera. Ad annunciarlo ai fan è stata la stessa atleta, che ha rivelato di essere stata colpita da pericardite, un’infiammazione che colpisce la membrana del cuore. Impossibile, in questa situazione, continuare a compiere pesanti sforzi fisici. La stessa atleta non ha escluso, nel messagio rivolto ai propri follower su Instagram, una possibile correlazione tra la sua condizione di salute e il vaccino anti-Covid. 

Sarah ha infatti spiegato di aver iniziato ad accusare dolori al petto cinque giorni dopo aver ricevuto il booster del vaccino. Secondo la stessa 26 enne, non si sarebbe trattato di una semplice coincidenza. In un’intervista rilasciata di recente a Blick, l’atleta ha spiegato: “Nessuno vuole fare in modo chiaro il nesso tra il vaccino e la pericardite, scriverlo nero su bianco. Ma gli specialisti che ho consultato mi hanno confermato che è possibile. Ho fatto un controllo in autunno ed era tutto a posto. Questo disturbo non è venuto fuori dal nulla. Ho ricevuto la terza dose proprio poco prima di Natale”.

Sarah Atcho, ‘nente a che vedere con i no vax’

Nonostante le spiacevoli conseguenze, Sarah ha comunque sottolineato l’importanza della campagna vaccinale: “Non ho detto niente per due settimane. Non osavo dirlo, non volevo essere presa come ‘ambasciatrice dei no-vax’. Non ho niente a che vedere con loro. Non voglio entrare in questo gioco”.

Alla fine, però, l’atleta ha scelto di rendere nota la propria condizione di salute: “Mi sentivo un’ipocrita. Stavo solo mostrando sui social che tutto andava bene. Non volevo mentire alle persone che mi seguono e alla comunità che mi ha sostenuta nella mia carriera”.

Sui vaccini, infine: “Ho amici nel mondo medico e mi sono documentata sull’argomento. C’è un rischio maggiore di infiammazione del cuore con il virus.Ho fatto il vaccino principalmente per andare ai Giochi di Tokyo la scorsa estate. Mi ha reso la vita più facile. Se vuoi essere in grado di allenarti a Macolin o al chiuso a Zurigo, devi essere vaccinato o testato ogni giorno”.  
https://www.cdt.ch/sport/tuttosport/sarah-atcho-soffre-di-pericardite-DL5085072

https://www.cdt.ch/svizzera/sarah-atcho-non-ho-niente-a-che-vedere-con-i-no-vax-JY5089391

martedì 25 gennaio 2022

MIOCARDITE, PRINCIPALE EFFETTO AVVERSO TRA GLI OVER 12. I DATI DEL VAERS


 
La miocardite, un’infiammazione del muscolo cardiaco, è in cima alla lista dei danni da vaccino Covid riportati dal VAERS, il principale sistema di monitoraggio degli eventi avversi, finanziato dal governo degli Stati Uniti d’America.

I dati registrati dal 14 dicembre 2020 al 7 gennaio 2022, per i bambini dai 12 ai 17 anni hanno mostrato: 26.631 eventi avversi, tra cui 1.530 classificati come gravi e 35 decessi segnalati.
Storicamente, è dimostrato che il VAERS riporta solo l’1% degli eventi avversi da vaccino realmente esistenti.

Uno studio scientifico americano, guidato dall’Università dell’Oregon e pubblicato sulla rivista specializzata in pediatria, Pediatrics, ha confermato come sia proprio la miocardite il principale rischio legato alla somministrazione dei sieri Covid.
La ricerca scientifica ha analizzato 7 casi di miocardite acuta o miopericardite in adolescenti maschi sani. Tutti si erano presentati in ospedale con dolore toracico sorto entro 4 giorni dopo la seconda dose del vaccino Pfizer-BioNTech, l’unico siero che viene somministrato nella popolazione con età inferiore a 18 anni degli Stati Uniti.
In tutti e 7 i casi i pazienti non avevano il Covid, essendo risultati negativi al test. Nessuno di loro ha soddisfatto i criteri per la sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini. Nessuno aveva una precedente o concomitante malattia virale sintomatica tale da poter far pensare a un collegamento con la miocardite. Insomma erano tutti pazienti sani.

I ricercatori non hanno potuto affermare che ci sia un nesso causale tra la vaccinazione e la miocardite, ma hanno raccomandato che ogni caso di miocardite post inoculazione sia segnalato al VAERS.

In Italia, secondo dati ufficiali aggiornati al 7 gennaio, sono 459.251 i bambini tra i 5 e gli 11 anni che hanno ricevuto la prima dose: il 12,56% della popolazione in questa fascia d’età. 587 hanno ricevuto anche la seconda dose, ossia lo 0,02%.

Tutti i ragazzi con età superiore a 12 anni in Italia, per praticare attività sportive, necessitano del green pass rafforzato, il lasciapassare riservato a inoculati e a guariti.

Per spingere le somministrazioni tra i minori, l’Azienda USL di Bologna, per voce del suo direttore sanitario Lorenzo Roti, ha comunicato che i pediatri che riusciranno a far vaccinare almeno il 70% dei loro assistiti riceveranno un incentivo.

https://www.byoblu.com/2022/01/24/miocardite-principale-effetto-avverso-tra-gli-over-12-i-dati-del-vaers/

OBBLIGO VACCINALE OVER 50: 54ENNE LECCESE SI VACCINA E MUORE PER ARRESTO CARDIACO - La famiglia: “Vogliamo verità e giustizia”



Non aveva nessun problema di salute. Non voleva vaccinarsi, voleva solo una vita normale. Muore dopo l’inoculazione Claudio Di Paolo, web designer leccese. Questa l’intervista all’avvocato Francesco Protopapa, che insieme al collega Massimo Maria Aprile, assiste la famiglia. Lascia moglie e due figli piccoli

Avvocato mi può spiegare che è successo?

Protopapa: “Il signor Di Paolo non era certamente un no vax ma era semplicemente una persona fortemente scettica sul vaccino perché nutriva dei dubbi sull’efficacia. Però ovviamente con l’introduzione normativa dell’obbligo vaccinale si era in qualche modo, diciamo, convinto a farsi questo vaccino. Quindi si è presentato il 18 gennaio all’hub vaccinale dove gli hanno somministrato la prima dose e dopo poco ha cominciato ad avere dei problemi, ha iniziato ad accusare un senso di dolore al petto e quindi si è recato subito in ospedale”.

Di che tempi parliamo?

Protopapa: “Dopo un’oretta, un’oretta e mezza, da quanto mi hanno riferito i familiari, comunque dopo pochissimo tempo. Anche qui all’ospedale di Gallipoli, i sanitari evidenziano che alcuni parametri non erano del tutto a norma, ma non tali da giustificare il ricovero. Quindi rientra a casa ma comunque il dolore è ancora intenso e così decide di ritornare in ospedale questa volta accompagnato dalla moglie e non più a Gallipoli, ma all’ospedale di Galatina. I parametri iniziali sono molto più alti, sballati. E quindi in questo caso i medici, forse anche in via cautelare, gli consigliano il ricovero. Cosa che lui non vuole e quindi firma le dimissioni. L’uomo torna a casa, va a dormire e nella notte purtroppo avverte di nuovo un malore e immediatamente avverte il fratello che aveva già percepito, non so in che modo, la drammaticità del dolore che lo colpiva ma nonostante la corsa in ospedale, l’uomo è deceduto poco dopo. Non è che noi stiamo mettendo in evidenza che ci sia un nesso causale. Noi stiamo cercando soltanto di far luce, in questo momento in cui si tende a favorire o comunque a portare le persone a vaccinarsi, su una notizia del genere. Sappiamo benissimo che può tendenzialmente indurre i dubbiosi a non vaccinarsi”.

Sì, certo, però comunque il signor Di Paolo è morto.

Protopapa: “Sì, infatti è proprio per questo che noi vorremmo essere molto cauti e capire”.

Quindi voi chiedete un accertamento sulle cause e farete fare un’autopsia?

Protopapa: “Sì, faremo fare un’autopsia e abbiamo chiesto il sequestro della cartella clinica. Vediamo un po’ gli sviluppi”.

Prima della vaccinazione il medico vaccinatore ha sottoposto il signor Di Paolo ad accertamenti?

Protopapa: “Nulla, nulla, no. Da quanto mi risulta e da quanto sempre mi è stato riferito dalla moglie. Non soffriva di alcuna patologia, quindi sarà in qualche modo anche l’autopsia a disvelare eventuali altri problemi mai emersi e di cui neanche lui sapeva l’esistenza”.

Ma il signor Di Paolo non poteva svolgere il suo lavoro a casa in smart working, visto che faceva il web designer?

Protopapa: “Sì, poteva, era un web designer però penso, da quanto ne so, che si sia deciso alla fine a farlo, non tanto per motivi di lavoro ma diciamo per avere una maggiore libertà nella vita, per muoversi, per andare ad esempio dal tabaccaio o in altri esercizi commerciali. Non solo per motivi di lavoro”.

Lo ha fatto perché c’è l’obbligo vaccinale per gli over 50? Lo ha fatto per avere una libertà personale, diciamo così.

Protopapa: “Esattamente, soprattutto per questo, per non gravare anche sulla famiglia, per tutte quelle attività che comunque non erano incluse nel decreto. Qui infatti subentra il suo ragionamento per cui ha pensato ‘perché devo limitare non solo me ma anche tutta la mia famiglia e non poter andare a fare la spesa se non in certe modalità, non poter andare dal tabaccaio, eccetera”.

Per entrare anche in altre aziende in caso venisse richiesto.

Protopapa: “Sì, ecco per esemplificare”.

Era un lavoratore autonomo quindi non un lavoratore dipendente?

Protopapa: “Sì”

Aveva 54 anni giusto e anche due figli piccoli, dico bene?

Protopapa: “Sì, sì giusto, due figli piccoli anche”

La famiglia come ha reagito?

Protopapa: “Può immaginare, un disastro. Non sarà facile, non si può immaginare un padre di famiglia che stava benissimo, non aveva niente, dall’oggi al domani ti viene a mancare un componente, la famiglia non si dà pace, non riesce a crederci. Ecco perché non si ha nessun intento risarcitorio ma solo di sapere la verità, appunto di sapere se il loro congiunto fosse affetto da qualche malattia pregressa di cui egli stesso non era a conoscenza”.

Il medico curante del signor Di Paolo si è pronunciato? Ha detto qualcosa riguardo alla vicenda?

Protopapa: “No, no. Chiaramente noi, che abbiamo presentato una denuncia-querela, possiamo indicarlo anche come possibile soggetto in grado di riferire circostanze. Ma sa anche lei che ormai i medici curanti, di base, non sono molto coinvolti e si limitano a prescrivere medicine…”

Ci arrivano notizie di non pochi casi di reazioni avverse al vaccino, ma questa è forse più grave perché, a pensarci, se non ci fosse stata la legge che obbliga gli over 50 a vaccinarsi forse il signor Di Paolo non si sarebbe vaccinato per avere una vita normale. O sbaglio?

Protopapa: “Sì, certamente. Ecco lei coglie in pieno il fulcro di questa vicenda: se il signor Di Paolo non avesse avuto questa, tra virgolette, costrizione indiretta a vaccinarsi per poter avere una vita normale, non si sarebbe determinato a fare questo passo. Però stiamo sempre passando per una sorta di quello che gli avvocati chiamano antecedente necessario, quindi tutta quanta una catena: se non ci fosse stato l’obbligo vaccinale non si sarebbe vaccinato e se non avesse avuto cinquant’anni non si sarebbe trovato in questa situazione.

Sulla salma della vittima è stata disposta l’autopsia che verrà eseguita da un medico legale dell’Asl affiancato da un collega nominato dalla famiglia, il dottore Luigi Di Gesù.

https://www.byoblu.com/2022/01/24/obbligo-vaccinale-over-50-54enne-si-vaccina-e-muore/

martedì 18 gennaio 2022

Amnesty all’Italia basta tirannia covid: emergenza deve avere fine, basta discriminare i non vaccinati

 



Le misure adottate dal governo italiano per contrastare l’emergenza sanitaria ormai sono diventate un regime sotto gli occhi di ogni essere senziente infatti sono finite nel mirino dell’organizzazione impegnata nella difesa dei diritti umani Amnesty International: la sezione italiana della stessa, infatti, ha pubblicato ieri un testo in cui esprime la propria posizione critica riguardo alle misure adottate nel nostro Paese, ponendo la lente di ingrandimento in maniera particolare sulla durata dello stato di emergenza e sulla discriminazione riservata ai cittadini non vaccinati.


Nello specifico, per quanto riguarda lo stato di emergenza, recentemente prolungato fino al 31 marzo 2022, Amnesty International Italia «sollecita il governo a riconsiderare attentamente se prorogare la misura oltre tale data, in quanto tutte le misure di carattere emergenziale devono rispondere ai principi di necessità, temporaneità e proporzionalità». Venendo poi al tema vaccini – che recentemente sono stati resi obbligatori per gli over 50 in Italia – la posizione di Amnesty International è la seguente: se da un lato continua a ribadire la necessità che gli stati promuovano una «distribuzione equa e globale dei vaccini» e «riconosce la legittima preoccupazione degli stati di aumentare i tassi di vaccinazione come parte di un’efficace risposta di salute pubblica al Covid-19», dall’altro «non sostiene i mandati di vaccinazione obbligatoria generalizzati ed esorta gli stati a considerare qualsiasi requisito di vaccinazione obbligatoria solo come ultima risorsa e se questi sono strettamente in linea con gli standard internazionali sui diritti umani».


Amnesty dunque sostiene che «gli stati debbano concentrarsi sull’aumento dell’adesione volontaria al vaccino», tuttavia ritiene altresì che l’obbligo di vaccinazione possa in determinate occasioni essere adottato ma che «tutti gli stati devono assicurarsi che qualsiasi proposta in tal senso sia mirata, limitata nel tempo e adottata solo come ultima risorsa» nonché «accompagnata da una logica basata sull’evidenza che spieghi perché l’obiettivo non possa essere raggiunto con misure meno restrittive». Insomma, «ci sono casi in cui l’obbligo di vaccinazione può essere giustificato» tuttavia, oltre a quanto ricordato, esso deve inoltre essere «stabilito dalla legge, ritenuto necessario e proporzionato a uno scopo legittimo legato alla protezione della salute pubblica», ed inoltre vi devono essere anche «garanzie e meccanismi di monitoraggio per assicurare che questi requisiti non si traducano in violazioni dei diritti umani».


Proprio con riferimento ai diritti, poi, l’organizzazione esprime la sua posizione in merito al Green Pass rafforzato introdotto in Italia, ribadendo non solo che debba trattarsi di «un dispositivo limitato nel tempo» ma anche appunto che il governo debba «continuare a garantire che l’intera popolazione possa godere dei suoi diritti fondamentali, come il diritto all’istruzione, al lavoro e alle cure, con particolare attenzione ai pazienti non-Covid che hanno bisogno di interventi urgenti e non devono essere penalizzati». Amnesty International Italia chiede inoltre che «siano previste misure alternative – come l’uso di dispositivi di protezione e di test Covid-19 – per permettere anche alla popolazione non vaccinata di continuare a svolgere il proprio lavoro e di utilizzare i mezzi di trasporto, senza discriminazioni».


Amnesty infine cita anche il diritto di manifestazione pacifica: seppur, a seguito della direttiva della ministra dell’Interno del novembre 2021 secondo l’organizzazione non risulti ad oggi esservi una effettiva compromissione dello stesso, Amnesty International Italia afferma che «continuerà a rivendicare il diritto a manifestare pacificamente forme di dissenso e a garantire il diritto di cronaca degli operatori e delle operatrici dell’informazione, denunciando ogni atto di aggressione o violenza ingiustificata nei loro confronti».

Sotto il comunicato in forma integrale.... Tempo di lettura stimato: 7'
https://www.amnesty.it/posizione-di-amnesty-international-italia-sulle-misure-adottate-dal-governo-per-combattere-il-covid-19/


La recente comparsa della variante Omicron è un chiaro promemoria di ciò che accade quando non riusciamo a mettere i diritti umani in primo piano in tutti gli sforzi per affrontare la pandemia. Amnesty International continua a ribadire la necessità che gli stati adempiano ai loro obblighi in materia di diritti umani al fine di promuovere una distribuzione equa e globale dei vaccini per contrastare l’emergere di varianti pericolose che continuano a mettere a rischio la vita di molti.


Nel settembre 2021 Amnesty International ha lanciato la campagna “100 Day Countdown: 2 miliardi di vaccini ora!” per chiedere agli stati e alle aziende farmaceutiche di garantire un accesso equo ai vaccini Covid-19 in modo che almeno il 40% delle persone nei paesi a basso e medio reddito potesse essere vaccinato entro la fine del 2021. Questo obiettivo non è stato raggiunto.


Fin dall’inizio della risposta alla pandemia, le sezioni nazionali di Amnesty International, insieme al Segretariato internazionale dell’organizzazione, hanno monitorato lo sviluppo e l’attuazione delle misure di salute pubblica adottate dai singoli stati.


Con riferimento al contesto italiano, Amnesty International Italia continua a sollecitare il governo ad ancorare i propri interventi ai principi di legalità, legittimità, necessità, proporzionalità e non discriminazione. Qualsiasi politica di salute pubblica, inoltre, deve essere basata sull’evidenza scientifica più aggiornata e verificabile, motivata da comprovate ragioni oggettive e accompagnata da metodi di comunicazione chiari e trasparenti.


Necessità, proporzionalità e temporalità


Lo stato di emergenza nazionale in vigore in Italia da quasi due anni e che è stato recentemente prorogato fino al 31 marzo 2022 dal decreto-legge 221/2021, non è previsto dalla Costituzione ma trova fondamento giuridico nel decreto legislativo 1/2018, in cui si prevede che il Consiglio dei ministri possa deliberare lo stato di emergenza di rilevanza nazionale al verificarsi di determinati eventi, in deroga a qualsiasi disposizione vigente. Amnesty International Italia sollecita il governo a riconsiderare attentamente se prorogare la misura oltre il 31 marzo 2022, in quanto tutte le misure di carattere emergenziale devono rispondere ai principi di necessità, temporaneità e proporzionalità. Inoltre, Amnesty International Italia sollecita le autorità italiane – in primis il governo, l’Aifa, l’Istituto superiore di sanità e la Protezione civile – a promuovere forme di comunicazione chiare e inclusive per garantire alla popolazione l’adozione di comportamenti responsabili per la tutela dell’incolumità collettiva e seguire le linee guida di salute pubblica. L’organizzazione per i diritti umani apprezza il costante monitoraggio sull’andamento dell’epidemia, come risulta, ad esempio, dall’ultimo aggiornamento nazionale pubblicato il 7 gennaio 2022 dall’Istituto Superiore di Sanità[1].


Accesso ai vaccini Covid-19 e vaccinazione obbligatoria


La campagna di Amnesty International per estendere la possibilità di accedere ai vaccini Covid-19 per tutte le persone, indipendentemente da chi siano e da dove vivano, è un modo importante per proteggere il diritto alla salute delle persone e garantire la protezione dal Covid-19. Avere accesso a informazioni accurate, tempestive e accessibili è anche una componente cruciale del diritto alla salute, in modo che gli individui possano prendere decisioni informate sulla propria salute. Mentre riconosce la legittima preoccupazione degli stati di aumentare i tassi di vaccinazione come parte di un’efficace risposta di salute pubblica al Covid-19, Amnesty International non sostiene i mandati di vaccinazione obbligatoria generalizzati ed esorta gli stati a considerare qualsiasi requisito di vaccinazione obbligatoria solo come ultima risorsa e se questi sono strettamente in linea con gli standard internazionali sui diritti umani.


Sebbene sostenga che gli stati debbano concentrarsi sull’aumento dell’adesione volontaria al vaccino, Amnesty International riconosce che ci sono alcune eccezioni limitate che possono permettere agli stati di imporre l’obbligo di vaccinazione, purché questi requisiti soddisfino i principi di legalità, legittimità, necessità, proporzionalità e non discriminazione. Questo significa che ci sono casi in cui l’obbligo di vaccinazione può essere giustificato, purché sia stabilito dalla legge, ritenuto necessario e proporzionato a uno scopo legittimo legato alla protezione della salute pubblica, e fornisca garanzie e meccanismi di monitoraggio per assicurare che questi requisiti non si traducano in violazioni dei diritti umani. Inoltre, tutti gli stati devono assicurarsi che qualsiasi proposta di obbligo di vaccinazione sia mirata, limitata nel tempo e adottata solo come ultima risorsa. Deve anche essere accompagnata da una logica basata sull’evidenza che spieghi perché l’obiettivo non possa essere raggiunto con misure meno restrittive.


Il Green Pass rafforzato


Per quanto riguarda il Green Pass rafforzato recentemente approvato, deve trattarsi di un dispositivo limitato nel tempo e il governo deve continuare a garantire che l’intera popolazione possa godere dei suoi diritti fondamentali, come il diritto all’istruzione, al lavoro e alle cure, con particolare attenzione ai pazienti non-Covid che hanno bisogno di interventi urgenti e non devono essere penalizzati.


In ogni caso, Amnesty International Italia chiede che siano previste misure alternative – come l’uso di dispositivi di protezione e di test Covid-19 – per permettere anche alla popolazione non vaccinata di continuare a svolgere il proprio lavoro e di utilizzare i mezzi di trasporto, senza discriminazioni.


Il diritto di manifestazione pacifica


Un altro diritto fondamentale che deve essere protetto è il diritto di manifestazione pacifica. Anche se ad oggi non ne risulta un’effettiva compressione a seguito della direttiva della ministra dell’Interno del novembre 2021[2], Amnesty International Italia continuerà a rivendicare il diritto a manifestare pacificamente forme di dissenso e a garantire il diritto di cronaca degli operatori e delle operatrici dell’informazione, denunciando ogni atto di aggressione o violenza ingiustificata nei loro confronti.


 


[1] https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Bollettino-sorveglianza-integrata-COVID-19_5-gennaio-2022.pdf


[2] Si veda la Direttiva n. 11001/110(32) recante indicazioni sullo svolgimento di manifestazioni di protesta contro le misure sanitarie anti-COVID-19




giovedì 13 gennaio 2022

Omicron, si muore di meno. Letalità più bassa rispetto alla variante Delta.... Lo studio realizzato dai ricercatori dell'University of California di Berkeley. Cala anche il rischio di ricovero e terapia intensiva

 




Come si fà ad accettare queste restrizioni somiglianti ad un regime per un virus che ormai ha perso la sua virulenza? Super green pass obbligo vaccinale? Semplicemente vergognoso..... Solo i Capponi accettano tutto ciò senza avere un minimo di ribrezzo e voltastomaco . Sta succedendo qualcosa nel mondo ma qualcosa di veramente importante a livello geopolitico ed economico questo virus sembra più di arma di distrazione di massa.

Variante Omicron, Palù: "Ormai c'è isteria" Il presidente dell'Aifa membro del famoso CTS: "E' ora di cominciare a parlare della differenza tra infezione e malattia"

Poi leggiamo

Milano, 12 gennaio 2022 - La 
variante Omicron comporta un minor rischio di ricovero, di necessità di ricorso alla terapia intensiva e di morte rispetto alla variante Delta. Un'ulteriore conferma arriva da uno studio coordinato da ricercatori dell'University of California di Berkeley e pubblicato in pre-print su medRxiv.

Risultati clinici tra i pazienti infettati con la variante SARS-CoV-2 di Omicron (B.1.1.529) nel sud della California


Malati Omicron e Delta a confronto

La ricerca si distingue da molti studi effettuati fino a oggi sull'aggressività della variante Omicron che avevano confrontato l'andamento dell'infezione con la nuova variante rispetto a quanto avvenuto nelle ondate precedenti. In questo caso, lo studio ha messo a confronto due gruppi di pazienti americani ammalatisi a dicembre con Omicron e Delta, dopo aver discriminato le varianti tramite una tecnica definita dropout del gene S.

Morti, ricoveri e terapie intensive

Complessivamente sono state analizzati i dati di 52.297 persone infettate con la variante Omicron e 16.982 con Delta. Sono stati ricoverati 235 pazienti con variante Omicron (0,5%) e 222 (1,3%) con variante Delta. Hanno avuto bisogno della terapia intensiva 7 pazienti che avevano contratto Omicron contro i 23 infettati da Delta; nessuno con Omicron ha avuto bisogno della ventilazione meccanica contro 11 ammalatisi con Delta. E' stato registrato un morto nei pazienti Omicron e 14 in quelli Delta. Infine, la durata del ricovero è risultata 3,4 giorni più breve con Omicron.

Vaccinati e no vax

Sulla base di questi dati i ricercatori hanno concluso che "le infezioni con variante Omicron sono state associate a riduzioni del 52%, 53%, 74% e 91% del rischio di qualsiasi successivo ricovero, ricovero con malattia sintomatica, ricovero in terapia intensiva e morte, rispetto alle infezioni della variante Delta". Cosa non meno importante, "le riduzioni della gravità della malattia associate alle infezioni da variante Omicron erano evidenti sia tra i pazienti vaccinati sia in quelli non vaccinati e tra quelli con o senza una precedente infezione da Covid documentata".

martedì 11 gennaio 2022

Vaccino, ora i No Vax diventano anche quelli con due dosi. Ora capite perchè vi dicono che le terapie intensive sono piene di No Vax?

 


Covid e vaccino, “maledetti, è tutta colpa vostra se c’è ancora il Covid”. E ora anche chi ha fatto solo due dosi è un No Vax












“Maledetti No Vax, è tutta colpa vostra se c’è ancora il Covid!”. Vi dice qualcosa la frase? Quante volte l’avrete sentita ripetere!? Oppure: “i No Vax rischiano 12 volte di più o 25 volte di più dei vaccinati di ammalarsi”. Peccato siano finiti in ospedale per Covid sia vaccinati sia non vaccinati. 

Bene. Da qualche tempo vengono però considerati No Vax (non vaccinati) anche coloro che hanno fatto due dosi di vaccino. Perché sono considerati vaccinati solo coloro che si sono fatti un ciclo completo di dosi, essendosi fatti inoculare anche la terza. Quindi se avete fatto solo due dosi non siete considerati vaccinati. Accade da quando è disponibile la terza dose, cioè da qualche mese. 

Da qui derivano e deriveranno i calcoli sulla mortalità e il rapporto tra vaccinati e No Vax. Cioè milioni di italiani che hanno fatto due dosi del vaccino sono automaticamente trasformati in No Vax. E non lo dice un complottista ma direttamente le istituzioni che a distanza di meno di un anno da quando lo scriveva chi state leggendo (che citava il British Medical Journal e Peter Doshi nel gennaio del 2021) scoprono che la durata dei vaccini è di pochi mesi, quando c’è.

Sul rapporto tra vaccinati e non vaccinati è netta la spiegazione della Regione Piemonte che l’8 gennaio scorso, in un tweet informativo con tanto di foto e didascalia del rapporto tra vaccinati e non vaccinati, spiega chi siano i “non vaccinati”. La sigla “non vaccinati” in rosso è seguita da due asterischi. Sotto in basso a sinistra il rimando dei due asterischi. Si intende per non vaccinati i “non aderenti o senza ciclo completo”. Tradotto: se avete fatto solo due dosi, quindi non avete fatto la terza, venite annoverati tra i non vaccinati come chi di dosi non ne ha fatta nessuna.

“Maledetti No Vax. Hanno fatto solo due dosi”. Toccherà dire da oggi.

Sentiamo la spiegazione e il calcolo del rapporto tra vaccinati e non vaccinati che dà a Rai 3 Regionale il professor Carlo Torti, direttore delle malattie infettive al Policlinico di Catanzaro, sempre l'8 gennaio 2022: “Se consideriamo come vaccinazione completa quella con la terza dose, è così, in effetti si può considerare un paziente vaccinato, questo lo abbiamo capito, solo se ha ricevuto anche la terza dose... noi abbiamo nel nostro reparto il 7% di pazienti che hanno ricevuto la terza dose e in rianimazione, dove 6 su 6 posti letti sono occupati, tutti i pazienti ricoverati non sono assolutamente vaccinati”.

E’ chiaro come si calcola oggi il rapporto tra vaccinati e non vaccinati: sono No Vax, non ideologicamente ma di fatto perché non vaccinati con ciclo completo, coloro che hanno fatto due dosi mentre si considerano vaccinati coloro che hanno fatto tre dosi.

Non avete ancora capito?

Allora sentiamo la spiegazione di Francesco Vaia, direttore dell’Istituto Spallanzani di Roma a Domenica In, interrogato da un’esterrefatta, per i numeri dei contagi e dei morti che crescono, Mara Venier: “Ma ci avete un po' illusi, no? Pensavamo che col vaccino, con la terza dose non arrivasse più… eh!”

GUARDA IL VIDEO

 

Vaia risponde sul punto chiarendo che su due battaglie cardine, il superamento del brevetto e l’aggiornamento dei vaccini, non abbiamo fatto bene: “Non dico che abbiamo perso ma che ad oggi non abbiamo vinto”. Poi Vaia arriva al punto: "Ora, e vi dirò i numeri, quando facciamo il rapporto (il rapporto tra vaccinati e non vaccinati, ndr), non va più fatto fino alla seconda dose ma va fatto in coloro che hanno avuto la dose booster, cioè la terza dose. Ed il rapporto, vi dico i numeri di oggi allo Spallazani, dicono: che le persone che sono o non vaccinate o vaccinate fino alla seconda dose sono per oltre il 90% ricoverate in ricovero ordinario. In terapia intensiva il rapporto è addirittura assolutamente più evidente, cioè abbiamo un 95% di persone non vaccinate o vaccinato in doppia dose e persone invece, il 5%, vaccinate in terza dose. Quindi il tema qual è? Noi dobbiamo spingere adesso sulla terza dose perché la terza dose, i numeri, non le chiacchiere, i numeri ci dicono che funziona, e poi dobbiamo aggiornare i vaccini e arrivare ad ottobre e fare una dose di richiamo annuale”.                                                                                                                          

La terza dose funziona! Funziona! Ma al di là delle spiegazioni che cercano di dare i professori lo dice il governo: funziona!
 Ogni anno tutti dovranno fare un vaccino per non essere considerati No Vax. Non si sa quante inoculazioni, visto che la protezione anticorpale dura pochi mesi. Perché? Perché funziona! Lo dice il governo! Funziona così tanto che anche quelli appena vaccinati si ammalano e finiscono in ospedale. Stiamo vedendo in questi giorni e lo vedremo ogni inverno come funziona. Come funzionava Astrazeneca, come funzionava la prima dose, la seconda e ora la terza. In più i morti esorbitanti per reazione avversa e chi resta con un handicap tutta la vita non esistono. Perché? Perché funziona!                                                                                                                                                
E’ proprio vero: “Maledetti No Vax, è tutta colpa vostra se c’è ancora il Covid!”. 

Tratto da: https://www.affaritaliani.it/coronavirus/chi-ha-fatto-solo-due-dosi-da-oggi-diventa-un-no-vax-ecco-perche-video-774154.html


Prof. Jacob Giris - L'80% dei casi gravi di COVID è completamente vaccinato", afferma il direttore dell'ospedale Ichilov

  Il vaccino "non ha alcun significato per quanto riguarda le malattie gravi", afferma il prof. Jacob Giris. La notizia e apparsa ...