martedì 7 agosto 2018

Vaccini, Paola Binetti: la senatrice, medico e numeraria dell'Opus Dei che difende l'obbligo vaccinale


Non fatevi fare il lavaggio del cervello da questi Primitivi del Futuro. L'obbligo vaccinale è una legge primitiva può essere sostenuta solo da chi vive nella preistoria.


http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=64337




http://www.paolabinetti.it/2018/01/17/vaccini-focus-con-binetti-obbligo-va-a-beneficio-di-tutti/


Mortificazione corporale[modifica | modifica wikitesto]

Com'è d'uso tra i soli membri numerari di sesso femminile dell'Opus Dei, dorme su una dura tavola di legno (come lei stessa, interrogata, non ha smentito) e pratica la mortificazione corporale[3][23] suggerita dall'Opus Dei per i suoi numerari, donne e uomini: tale pratica consiste nell'indossare un cilicio sulla coscia e praticare l'autoflagellazione con la disciplina, un frustino di corda[23]. Paola Binetti ha motivato il suo uso del cilicio dicendo che esso "ci costringe a riflettere sulla fatica del vivere, è il sacrificio della mamma che si sveglia di notte perché il bimbo piange"[23].

Vicenda di Amina Mazzali[modifica | modifica wikitesto]

Nel libro di Ferruccio Pinotti sull'Opus Dei viene riportata la testimonianza di Amina Mazzali, ex numeraria dell'Opus Dei, indotta ad aderire all'organizzazione cattolica ancora quindicenne all'insaputa dei genitori e dalla quale emerge il ruolo della Binetti come reclutatrice dell'Opus Dei nelle vesti di tutor.
Amina racconta che un cugino le segnalò un istituto appartenente (ma questo "dettaglio" lo scoprì molto dopo) alla galassia delle scuole create dall'Opus Dei attraverso il Faes: "Prima di essere ammessi all'istituto, era necessario sostenere un colloquio per stabilire le attitudini e le propensioni alla scelta del liceo e fu così che incontrai una numeraria dell'Opus Dei, tale Paola Binetti, psichiatra. [...] Aveva una capacità di persuasione e di influenza psicologica davvero incredibili. Alla fine mi convinse e mi iscrissi al liceo classico"..... https://it.wikipedia.org/wiki/Paola_Binetti
https://it.wikipedia.org/wiki/Prelatura_della_Santa_Croce_e_Opus_Dei

State lontani dall’Opus Dei



Nonostante la pubblicità negativa durante il furoreggiare del Codice da Vinci, ad oggi in Italia dell’Opus Dei si è parlato e discusso molto poco, e le rare volte che l’argomento si è affacciato sulle pagine della stampa, si è preferito più che altro limitarsi agli aspetti più superficialmente sensazionalistici: il cilicio (da indossare almeno due ore al giorno), la disciplina (la frusta con cui i membri dell’Opera sono tenuti a flagellarsi settimanalmente) e, al limite, le "tute antimasturbazione". Eppure, terminando la lettura di Opus Dei segreta, l’impressione è che tali pratiche siano di gran lunga la cosa meno inquietante.

In questi anni, in cui fortissima si fa sentire l’ingerenza della Chiesa negli affari dello Stato, credo sia fondamentale diffondere il più possibile – e in questo l’inchiesta di Pinotti può costituire un ottimo punto di partenza – la conoscenza delle realtà e delle strutture di potere che si muovono all’interno della gerarchia ecclesiastica e nel cuore del cattolicesimo laicale, determinandone gli orientamenti e influendo pesantemente sulla vita sociale e politica di tutti noi.


"Il male viene dall’interno della Chiesa e dai suoi vertici. Nella Chiesa c’è una autentica putredine e a volte sembra che il corpo mistico di Cristo sia un cadavere in maleodorante decomposizione."
Escrivá de Balaguer, 1972


Il Nostro Amato Leader che è in cielo

Padre Josemaría Escrivá de Balaguer (Barbastro, Spagna, 1902 - Roma 1975). Beatificato nel 1992 e santificato a tempo di record nel 2002.

La sua figura è al centro di un culto della personalità dagli aspetti sconcertanti e vagamente sacrileghi. Dennis Dubro, un ex numerario americano, racconta di un suo direttore spirituale che collezionava episodi e leggende sulla vita del fondatore dell’Opera:
"Mi disse che uno dei più anziani collaboratori di Escrivá… gli aveva confidato questa storia: Escrivá, morto ufficialmente il 26 giugno 1975, era in realtà morto una prima volta il 27 aprile 1954, durante un incidente seguito da coma diabetico; ma che era miracolosamente risorto per completare la fondazione dell’Opus Dei. Questo direttore affermava di aver toccato il corpo risorto di Escrivá".

Padre Vladimir Feltzmann ha conosciuto bene Escrivá, avendo fatto parte per anni della ristretta cerchia dei suoi collaboratori, prima di uscire dall’Opus Dei nel 1982 con queste parole: "Per quanto nobili e magnanime fossero in origine le idee del fondatore, con il passare del tempo l’Organizzazione venne talmente forgiata dal terrore (…) che non posso continuare a contribuire a essa reclutando nuovi membri". I ricordi di padre Feltzmann contribuiscono a dare di Escrivá un’immagine sfaccettata, ben diversa dall’agiografia para-stalinista:
"Aveva un temperamento brioso, vivace, cosa che ufficialmente veniva negata. Quando era depresso, ufficialmente si diceva che era stanco. C’erano due personaggi, quello ufficiale e quello vero. Il personaggio autentico era un uomo che ti diceva: ’Ti prego, aiutami. Sono depresso. Tienimi la mano, tienimi sveglio, non vorrei addormentarmi’. Era molto caldo, molto schietto.
(…) Escrivá di tanto in tanto era depresso; soprattutto nel periodo successivo al Concilio Vaticano II era fortemente depresso. La notte non riusciva a dormire e dormiva di giorno. (…) Io credo che gli mancasse la sincerità, nella misura in cui non voleva accettare il proprio inconscio: gli sembrava sospetto".

Le sue simpatie franchiste e fasciste sono note e accertate al di là di ogni dubbio.
Sempre nelle parole di padre Feltzmann:
"Se nella sua vita ha odiato qualcosa, era proprio il comunismo. Esso rappresentava il male per lui, perché aveva sofferto a causa di questo. Vedeva la Germania nazista come una crociata contro il comunismo. (…) ’Io credo – mi disse, e questo lo disse proprio a me – che, se la gente pensa che Hitler abbia ucciso sei milioni di ebrei, certamente esagera. Hitler non era così malvagio. Potrebbe aver ucciso al massimo tre o quattro milioni di ebrei’".
Conclusione di Feltzmann: "Io penso che Escrivá volesse vedere tutto questo in senso positivo, perché Hitler aveva salvato il cristianesimo in Spagna".

Oggi nell’Opus Dei ci si riferisce comunemente a Escrivá come al "Nostro Padre che è in cielo". L’assonanza con l’incipit del Padre nostro impressiona.


Il mausoleo e le Guardie Rosse
Il centro nevralgico dell’Opus Dei a livello mondiale, il cuore del sistema, è a Roma, in Viale Buozzi 73, quartiere Parioli. Non ci sono targhe o cartelli di identificazione, solo una scritta: "cappella prelatizia". Nei sotterranei del complesso, in una cripta, trova il sepolcro del fondatore. Le spoglie mortali di Josemaría Escrivá riposano in una teca gigantesca di metallo dorato. Naturalmente esiste la possibilità che non si tratti di oro vero. In quel luogo, secondo Pinotti, spesso i potenti manager dell’Opera assistono alla messa. In genere "si tratta di giovani uomini vestiti con eleganza, attraenti. L’Opus Dei ritiene infatti che un aspetto gradevole sia di forte aiuto nell’apostolato. Niente gente brutta, malmessa, sofferente: facce abbronzate, denti perfetti, capelli curati". Non dunque il decoro semplice della sobrietà ma un’estetica edonazi da manager di Publitalia. Smalto trasparente sulle unghie, non un filo di barba, eleganza nel vestire…
Ripenso a una frase di Vittorio Messori che lessi anni fa, credo sul Corriere: "Se Cristo venisse oggi nel mondo, vestirebbe Armani". Certo, e mica si sporcherebbe le mani con i pezzenti di tutto il mondo, scherziamo?


Gli operai di Dio

Numerari: membri celibi dell’Opus Dei. Studiano e lavorano "nel mondo", ma vivono nei centri e nelle case della Prelatura. Nel momento in cui vengono ammessi nell’Opera, fanno testamento in suo favore (beni mobili e immobili) e triplice voto di castità, povertà e obbedienza. Sono inoltre tenuti a versare tutto ciò che guadagnano all’Opus Dei. A causa di questa prassi, se a un certo punto un numerario volesse abbandonare l’opera, magari dopo dieci o vent’anni, si troverebbe senza alcun sostegno economico: l’Opus Dei non prevede alcuna liquidazione o pensione per i lavori svolti dai suoi membri, né la giurisprudenza ha ancora colmato questa voragine normativa.

Emanuela Provera, ex numeraria: "Ci sono delle numerarie che lasciano l’Opus dei e non sanno dove andare; non hanno una casa, non hanno una famiglia, non hanno soldi. Per quello rimangono lì!".

Soprannumerari: membri sposati dell’Opus Dei. Devono versare nelle casse dell’Opus Dei una parte dei propri redditi proporzionata al guadagno. Sono tenuti a rispondere settimanalmente delle loro scelte con un direttore spirituale dell’Opera e a interpellarlo anche nel caso delle scelte professionali. Pinotti: "Questo aspetto pone dei problemi seri, relativamente alla penetrazione dell’Opus Dei nei gangli più delicati della società – finanza, magistratura, mass media, ricerca scientifica, insegnamento, sanità – perché l’adesione dei membri dell’Opus Dei ai ’diktat’ comportamentali che vengono dall’Opera stessa sono totalmente interiorizzati".


Teodem

L’esperienza dell’ex numeraria Amina Mazzali:
"Prima di essere ammessi all’istituto [una scuola superiore dell’Opera], era necessario un colloquio per stabilire le attitudini e le propensioni alla scelta del liceo. Amina Sostenne l’’esame’ con una numeraria dell’Opus Dei, Paola Binetti, una psichiatra che in seguito sarebbe divenuta famosa come presidente del Comitato Scientifico Scienza e Vita, poi eletta deputato [sic - in realtà senatrice] nelle liste della Margherita alle elezioni politiche dell’aprile 2006".


Trattamento

"Trattare": il termine con cui i numerari indicano il lavorio di persuasione per convincere una persona ad avvicinarsi all’Opus Dei.
I confini tra una legittima opera di apostolato e la manipolazione psicologica sono incerti e non facilmente distinguibili; comunque sia, molto spesso il trattamento riguarda ragazzini e ragazzine di tredici, quattordici anni: persone cioè molto più indifese e malleabili degli adulti.
In molti casi, dunque, la decisione di entrare a far parte dell’Opera si forma nel soggetto "trattato" a quella età, dopodiché i sensi di colpa massicciamente inoculati ("Se ti tiri indietro, volti le spalle a Dio") interverranno quasi automaticamente a cauterizzare ogni ripensamento. 
La richiesta di ammissione può essere inoltrata già dai quattordici anni e mezzo, anche se per atatuto non può essere formalizzata prima dei diciassette. Secondo diverse testimonianze, anche se non si è ancora membri dell’Opera, con l’inoltro della domanda l’adolescente si sente numerario e viene trattato come se già lo fosse. Ma è pensabile che un quattordicenne possa decidere in piena consapevolezza di scegliere – il più delle volte irrevocabilmente – una vita di castità, povertà, obbedienza e mortificazioni corporali (di cui viene informato solo quando ormai la sua adesione è sicura)?

Giornata tipo di una studentessa numeraria: sveglia alle sei, bacio del pavimento, preghiera, pulizie, orazione, messa, studio, due ore di cilicio, apostolato, reclutamento di possibili nuove numerarie, orazione, lettura di un libro di spiritualità, esame di coscienza.

Amina Mazzali:
"Hanno iniziato a propormi di entrare nell’Opus Dei quando avevo quindici anni… Non è così infrequente che si provochi la ’crisi vocazionale’ a ragazzi così giovani. In realtà anche a me in seguito è capitato di parlare di vocazione a ragazze molto giovani, anche di tredici anni, e questo non è affatto scoraggiato dai direttori, anzi… Nessuna di noi aveva la percezione che stava forzando delle coscienze ancora deboli e immature".

In tal caso, questo tipo di proselitismo compiuto sulla pelle degli adolescenti costituisce una violenza psicologica? 

Tratto da: https://www.agoravox.it/State-lontani-dall-Opus-Dei.html




Madame Opus Dei


Binetti: «Mi credevano una zapatera? Sapevano che porto il cilicio»


I cattolici e il «ritorno» del cilicio
La povera senatrice e numeraria dell'Opus Dei Paola Binetti cade nel trappolone, ammette in tv di non ignorare l'uso del cilicio, tenta di darne un senso («ci costringe a riflettere sulla fatica del vivere, è il sacrificio della mamma che si sveglia di notte perché il bimbo piange»), serve un assist a porta vuota a Franco Grillini («ma certo, il sadomasochismo è un modo di godimento, ha tutto il diritto di farlo!») 




Per Binetti legalizzare la cannabis significa via libera a coca party e pusher minorenni

Scheda di attività

Paola BINETTI
http://www.senato.it/leg/18/BGT/Schede/Attsen/00022712.htm


On. Paola  BINETTI

https://parlamento17.openpolis.it/parlamentare/paola-binetti/1483

I regimi totalitari del secolo scorso nascono da questi assolutismi difesi dall'ignoranza e il fideismo di quelli che sostengono queste fesserie.

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