mercoledì 26 settembre 2018

Ecco come i medici di base ci vendono (a 70mila euro per mille pazienti)


25 Settembre 2018

Una dottoressa ci svela come alcuni giovani medici di base comprano, illegalmente, i pazienti dai colleghi che stanno per andare in pensione


“Un mio paziente giovane? Costa quanto un vecchietto. Basta che ci mettiamo d’accordo tra di noi sulla cifra”. Una conversazione surreale? Mica tanto: non sarebbe così distante da una pratica purtroppo abituale tra dottori. Parliamo della vendita dei pazienti dei medici di base che vanno in pensione ai giovani colleghi, in un giro d’affari che muove moltissimi soldi.
A raccontarcelo e a denunciarlo è un medico di base, Alessia (il nome è di fantasia): “E’ un meccanismo che mi è stato confermato da più colleghi, è quasi segreto di pulcinella”.
Il “gioco” inizia quando un medico di base si avvicina al giorno della pensione. “La Convenzione è chiara: per legge il paziente, pochi giorni prima del pensionamento del suo medico di famiglia, deve riceverne comunicazione e recarsi presso lo sportello Asl per confermare se rimarrà con il suo sostituto o andrà altrove”.
“Ed è proprio sul numero dei pazienti che confermano la scelta di quel preciso studio medico, che si basa la compravendita”, racconta Alessia. Il medico uscente, disonesto e lungimirante, si è mosso per tempo, e almeno tre mesi prima del suo ultimo giorno di lavoro comincia a guardarsi attorno: “Va alla ricerca di giovani dottori, quelli ancora senza alcun paziente da poter curare”. 
Non bastassero i furbacchioni, ci si mette anche la legge ad aiutare, fornendo “varchi” in cui infilarsi abilmente. “Nella trattativa possono rientrare non solo giovani medici del proprio distretto sanitario ma di altri vicini”, prosegue la nostra fonte. “Questi hanno infatti la possibilità di aprire un secondo studio anche fuori distretto, a patto però di chiudere il primo entro un certo periodo di tempo, mediamente un anno”. Ed ecco allora che la “campagna acquisti” dei medici prossimi alla pensione non ha davvero più confini.
“Se si arriva a un accordo, si va avanti così. Negli ultimi tre mesi di lavoro del pensionando, il giovane dottore verrà presentato ai pazienti come un valido sostituto. È una pratica assolutamente non consentita. Spesso assisterà alle visite del collega più anziano, cosa quest’ultima ancora più vietata”.
Nel buio delle stanze, o davanti ad un buon caffè, intanto si è già chiusa la trattativa. “Parliamo di circa 60-70mila euro pagati per un pacchetto di 1000 pazienti”, che il vecchio medico vende come contraccambio al nuovo facendolo di fatto subentrare nel suo studio.
E questi 60-70 mila euro, come è possibile pagarli, considerato che si tratta di una compravendita del tutto illegale, sia deontologicamente che fiscalmente? “Con l’escamotage del contributo per pagare l’affitto dello studio medico”, prosegue Alessia. “Una parte sarà versata ufficialmente per l’affitto dello studio, e un’altra sarà data in nero”. Magari a tranche, fino al pagamento del “debito” contratto, con buona pace di entrambi.
Tutto all’insaputa dei pazienti stessi, ovviamente, e fuori da ogni regola: “Una volta un collega mi raccontò di essere stato convocato nello studio di un altro: quando entrò quest’ultimo, prima di avanzargli la proposta, spense il cellulare e staccò addirittura la batteria. Aveva addirittura paura di essere intercettato”.
Un bel business che non è certamente la regola, sia chiaro, ma che muove importanti risorse, dato che le convenzioni in Italia consentono ai medici di base di acquisire fino a 1500 pazienti per studio. Un esborso sicuramente importante per chi compra, all’inizio, ma che può essere diluito nel tempo e compensato grazie alle entrate che il medico riceve dal Servizio Sanitario Nazionale per il suo lavoro. Le cifre ce le spiega ancora una volta la dottoressa: “In media per 1000 pazienti un medico riceve uno stipendio mensile lordo di 3.500 euro, più incentivi dovuti ad altre prestazioni erogate, quali ad esempio visite domiciliari o somministrazione di vaccini”. 

Tratto da: https://www.iene.mediaset.it/2018/news/medici-base-pazienti-vendita-pensione_181512.shtml

26 Settembre 2018

L'inchiesta/2, medici di base e pazienti comprati: spuntano le mazzette

Nuove rivelazioni sul caso dei pazienti venduti da alcuni dottori che vanno in pensione ai colleghi (a 70mila euro per mille assistiti). Parla chi ha lavorato allo sportello Asl dove si sceglie e si cambia il medico di base. E lo scandalo si allarga


Se avessi dei quattrini potresti comprarti dei mutuati. Ci sono medici che vogliono vendere, e medici che vogliono comprare. Si trovano partite di mutuati di qualità, per un milione o due. Non dovrebbe studiare medicina chi non ha mezzi. Povero come sei dovrai guadagnartene uno alla volta, e sarà molto duro”. 
Alberto Sordi aveva capito già tutto nel 1968 con il più “medico della mutua” cinematografico, il  Dott. Guido Tersilli. L’Italia 2018 infatti non è cambiata molto come ci ha svelato ieri una dottoressa (clicca qui per l’articolo): oggi alcuni dottori comprano i pazienti dai colleghi che stanno per andare in pensione, che li accreditano come sostituti in cambio in media di 70mila euro per mille pazienti. Illegalmente e all’oscuro degli assistiti,0 che chiamati ad esprimere la preferenza per il nuovo medico di famiglia per sostituire quello andato in pensione finivano per scegliere quello “suggerito” dall’accordo economico tra i due.
Ci avete scritto in tantissimi e oggi si aggiunge subito una nuova puntata della nostra inchiesta. Ci ha contattato Marco (il nome è di fantasia), che per ha lavorato in un ufficio di “scelta e revoca” di un’Asl. Proprio lo sportello in cui il paziente deve recarsi in occasione del pensionamento del suo medico, per scegliere il nuovo medico.

“La cosa inaccettabile era che talvolta, invece di venire gli stessi pazienti, ad arrivare da noi erano le segretarie dei medici prossimi alla pensione”, esordisce Marco. “Si presentavano da noi portandosi dietro i libretti cartacei contenenti i codici fiscali dei singoli pazienti dello studio e chiedevano di affidarli in blocco al nuovo medico, il loro sostituto”.

E questo, ovviamente, era proprio il dottore che aveva chiuso l’accordo economico con il medico andato in pensione: “Queste operazioni ci sembrarono subito sospette e le segnalammo al capo distretto, che le bloccò con fermezza. Ma le segretarie non si arrendevano e si spostavano presso uno sportello ‘disponibile’ di un altro distretto. O ancora capitava che usassero questo escamotage: facevano venire da noi il capo famiglia, con in mano la delegaper tutti gli altri suoi familiari”.
Una procedura regolare quest’ultima, sia chiaro, se non fosse che il capo famiglia aveva già ben in mente il medico da scegliere. E indovinate un po’? Era proprio il sostituto “consigliatogli” dal medico uscente.
“Noi allo sportello avevamo l’elenco dei medici disponibili sul territorio”, continua Marco, “ma i pazienti erano irremovibili: volevano proprio quello! Durante i quasi 5 anni in cui ho lavorato lì, almeno 3-4 medici hanno operato in questo modo. Numeri bassi, certo, ma parliamo comunque di un comportamento grave e del solo mio sportello”. A voi, quindi, moltiplicarlo per tutti gli sportelli di scelta e revoca sul territorio italiano.
“Capitava che il medico pensionante chiedesse una proroga di due anni al pensionamento. In quei due anni non visitava più, ma lasciava spazio al sostituto, e quest’ultimo nel frattempo riusciva a guadagnarsi la fiducia dei pazienti” 
Vere e proprie “pressioni” a volte erano indirizzate anche a gli stessi operatori di sportello.
“Ci sono state fatte delle proposte dirette, da parte di medici che avevano ancora pochi pazienti”, aggiunge l’ex sportellista. “Capitava che ci regalassero panettoni, bottiglie di spumante, cesti, in occasione delle festività. Prima ci chiedevano di verificare esattamente quanti pazienti avessero e se erano pochi, proponevano di far loro un po’ di pubblicità nel momento in cui il paziente arrivava allo sportello. Spesso erano anche medici di mezza età, che magari avevano lavorato in Guardia Medica per anni e a cui conveniva passare negli studi: niente turni notturni, festivi, reperibilità. Ma anche i pediatri non erano esenti da queste richieste. Alcuni non sono amati dai genitori e si ritrovano con pochi bimbi da assistere”.
E non arrivavano solo panettoni, talvolta erano vere tangenti: “Mi è stato raccontato che in altri distretti il medico che doveva essere favorito allungava la mazzetta all’operatore dello sportello di scelta e revoca. L’operatore, nel caso di dubbi del paziente, avrebbe potuto orientarlo alla scelta, consigliandogli proprio quel medico, dall’elenco che aveva sottomano. Alla fine del mese l’operatore segnava quanti pazienti aveva convinto e poi passava dal medico a riscuotere”.
Tratto da: https://www.iene.mediaset.it/2018/news/asl-medici-base-tangenti-vendita-pazienti_182097.shtml

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